Inceneritori: a Colleferro iniziato il processo
Si è aperto il dibattimento, presso il tribunale di Velletri, sul malfunzionamento delle strutture riscontrato durante le indagini del marzo 2009, cui sono seguiti diversi arresti e il sequestro dell’inceneritore stesso
21 Gennaio 2011
“Nel marzo del 2009 divennero pubbliche gravi irregolarità nella gestione degli impianti di incenerimento di Colleferro – rende noto il comunicato stampa di Retuvasa, la rete per la tutela della Valle del Sacco, creata dai cittadini di Colleferro, Anagni e Ferentino – con conseguenze potenzialmente rilevanti sulla salute della popolazione. Dopo accurate indagini e intercettazioni telefoniche, nel 2009 si è giunti al sequestro degli impianti e all’arresto di 13 persone, con il coinvolgimento di complessivi 26 imputati”.
Le gravi irregolarità al vaglio della magistratura riguardano lucro ottenuto da conferimento di Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR) non a norma, falsificazione delle analisi relative alla natura e alla composizione chimico-fisica dello stesso CDR, manomissione del sistema informatico di gestione, falsificazione delle bolle di accompagnamento. “Non vogliamo dimenticare una certa superficialità attribuibile all’amministrazione di Colleferro, che pure è parte offesa al processo – continua Retuvasa – nell’interpretazione dei dati di emissione, senza cui forse si sarebbe potuto evitare quanto avvenuto”.
Tra gli imputati figurano responsabili amministrativi e tecnici degli impianti di incenerimento, responsabili tecnici di laboratori di analisi del Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR), responsabili di società di intermediazione dei rifiuti, responsabili del conferimento di CDR da varie regioni d’Italia, responsabili del sistema informatico di gestione dei dati delle emissioni in atmosfera.
Per ragioni di pubblica utilità sancite dalla normativa, gli inceneritori sono tornati a funzionare pochi mesi dopo il sequestro, ottenendo a supporto l’Autorizzazione Integrata Ambientale, assente al momento del sequestro. “Le persone arrestate e indagate nel 2009 sono tornate al proprio posto di lavoro, a gestire le varie attività. La società stessa sembra una barca alla deriva, con stipendi quasi elemosinati ai Comuni morosi ad ogni fine del mese. Tutto ciò, se ce ne fosse bisogno, a dimostrazione del fatto che il ciclo dei rifiuti fin qui promosso dalle istituzioni è miseramente fallito, dal punto di vista tecnico, economico e ambientale”.
La rete Retuvasa si è costituita parte civile nel luglio 2010, al processo per l’inquinamento del bacino del Fiume Sacco. L’associazione di cittadini della Valle del Sacco intende costituirsi parte civile anche nel processo che lega la discarica di Malagrotta a Colleferro. “Figureremo come parte civile anche al processo del 13 gennaio – si legge nel comunicato -, perché ci sentiamo in dovere di partecipare attivamente al terzo processo per reati di tipo ambientale a Colleferro”.