Torino, spento il termovalorizzatore. Società ammette “malfunzionamenti”
La Trm, controllata da Iren e F2i, dispone lo stop da febbraio dall’impianto del Gerbido, appena entrato in funzione e oggetto delle proteste dei cittadini, che denunciano puzza, fumo e problemi di salute. L’azienda: “Superate le soglie di emissioni nocive, ma è normale in un impianto in avviamento”. E scoppia un caso politico
di Elena Ciccarello | 24 gennaio 2014
Il contestato termovalorizzatore del Gerbido, a Torino, sarà spento nella prima metà di febbraio per “interventi tecnici che si sono resi necessari a seguito dei test”. Lo ha comunicato la società di gestione dell’impianto, Trm, a pochi giorni dall’ennesimo sforamento del tetto massimo di emissioni nocive. Trm ha annunciato lo stop dopo la burrascosa riunione del Comitato locale di controllo, convocato il 16 gennaio scorso su pressione dei cittadini spaventati. In quella sede la Trm e il Comitato stesso hanno dovuto affrontare la rabbia e la preoccupazione di quanti vivono nei pressi del Gerbido. Adesso il termovalorizzatore resterà fermo per una settimana, per risolvere i problemi che hanno destato l’allarme dei cittadini. Nonostante le rassicurazioni di Trm, che ha sempre parlato di avvenimenti normali in fase di collaudo, dieci stop imprevisti all’impianto in pochi mesi, con relativi sforamenti nelle emissioni nocive, hanno suscitato più di qualche perplessità anche a Palazzo di Città, a Torino.
Convocati in Comune, di fronte alle commissioni riunite Ambiente, Bilancio e Sanità, i dirigenti di Trm hanno parlato di interruzioni dovute a “problemi nel ciclo termico dell’impianto”, ovvero di “trip di caldaia”. Nelle parole del presidente di Trm Bruno Torresin i dieci spegnimenti sono quasi sempre dovuti “a malfunzionamenti causati dal superamento dei limiti nelle emissioni”. Trm, società controllata da Iren e F2i Sgr Spa, e partecipata dal Comune, ha comunque precisato ai consiglieri comunali che i superamenti delle soglie non hanno mai valicato il tetto di 60 ore a “linea” stabilito dalla normativa per le fasi di avvio degli impianti, e che l’accaduto è “assolutamente fisiologico per un impianto di termovalorizzazione in esercizio provvisorio”.
Da tempo i cittadini che vivono nei pressi del termovalorizzatore temono per la loro salute e per il funzionamento a singhiozzo del termovalorizzatore del Gerbido. Hanno paura delle emissioni nocive che talvolta superano le soglie di guardia, da puzze e fumi che mai avrebbero voluto conoscere. Una preoccuazione cui si somma il timore di non essere adeguatamente tutelati da un Comitato locale di controllo interamente composto da figure istituzionali, in cui non è prevista alcuna loro partecipazione diretta. Un Comitato voluto dalla Provincia di Torino e quasi interamente riconducibile alla parte politica, il Pd, che ha voluto la costruzione dell’impianto di smaltimento. Sul Gerbido indaga anche la Procura, a partire da alcune segnalazioni dell’Arpa circa il mancato rispetto di alcune procedure.
Ma intanto Trm ha voluto informare i cittadini di non essere responsabile né di fumi sospetti né di miasmi. La società ha fatto sapere che le nuvole di fumo sono “vapore acqueo in uscita dalle torri evaporative” e che le cause dell’odore sgradevole avvertito dai cittadini “devono essere ricercate altrove”, poiché non derivano “né dallo stoccaggio dei rifiuti nella fossa né dal processo di combustione”