Terni, stop inceneritore, Melasecche: “Ecco foto di ciò che bruciava. Le bugie della sinistra”

La scorsa settimana è arrivato lo stop temporaneo per uno dei due inceneritori di Maratta, quello di proprietà della società Terni Biomassa. Oggi il consigliere comunale della lista civica I love Terni, Enrico Melasecche, interviene diffondendo una foto che mostra rifiuti che venivano bruciati nell’impianto, sostenendo si trattasse più di plastica che di carta. Il consigliere ricorda alcune tappe politiche che hanno portato all’attivazione dell’inceneritore in questione e sostiene la necessità che lo spegnimento dell’impianto diventi definitivo.

Il comunicato di Enrico Melasecche:

“Vari mesi or sono, intervenendo in consiglio comunale sul tema dell’inquinamento ho più volte richiamato il Sindaco al proprio dovere in merito alla necessità dei controlli qualitativi e quantitativi sul materiale che si bruciava nell’impianto Ex Printer. Passando sul Ponte Maratta-Sabbioni notavo infatti da tempo che i cassoni contenenti il pulper di cartiera, ormai completamente disidratato e pronto per essere immesso nella camera di combustione, ad onta del nome assunto dalla nuova società, conteneva più plastica che carta, così almeno appariva ad occhio nudo.

Non mi preoccupava tanto l’aspetto estetico del fumo in uscita che, nelle giornate fredde e con alta pressione, si materializza con scene da girone dantesco, quanto il carburante usato che con le biomasse nulla aveva a che fare. È infatti noto che il guadagno in tali impianti è tanto maggiore quanto si riesce a bruciare non biomasse vergini, da acquistare sul mercato, ma rifiuti industriali per il cui smaltimento i produttori pagano cifre importanti.

Continuo a ricordare, per gli smemorati, la battaglia che rinnovo da anni, dalla costruzione di quella struttura ad oggi, che vide addirittura l’intervento personale del sindaco Raffaelli nella apposita commissione consiliare, evento storicamente raro, ma che il sindaco usava quando intendeva imporre alla propria docile maggioranza obiettivi che voleva a tutti i costi perseguire.

Scena analoga quando fece approvare l’assurda delibera che prevedeva di ampliare l’importazione dei rifiuti ospedalieri pericolosi da tutta Italia da bruciare nell’inceneritore dell’ASM poi chiuso in seguito agli interventi della magistratura. Il mantra utilizzato per l’inceneritore ex Printer consisteva nella garanzia che, grazie all’utilizzo del vapore prodotto, sarebbero sorti nella conca ettari ed ettari di serre per la produzione di agricoltura biologica d’avanguardia.

Il negazionismo ambientale, funzionale a certi interessi, ha utilizzato nei decenni queste menzogne pur di conseguire i propri obiettivi. Famoso il fascicoletto, illustrato da Jacovitti, che il braccio destro di Agarini fece diabolicamente predisporre, in cui di affermava che l’accensione dell’impianto ex Terni Ena, oggi Aria di Acea, avrebbe migliorato la qualità dell’aria grazie alle coltivazioni di biomasse (sorgo e simili) che sarebbero state coltivate a tale scopo. Il negazionismo di maniera era funzionale ad un “industrialismo a tutti i costi” sostenuto nei decenni dal PCI-PDS-DS-PD.

Bufale a parte, il problema odierno è la decisione rispetto allo spegnimento definitivo dell’impianto Terni Biomassa, che non può essere provvisorio, perché l’aver violato regole basilari come quella di poter incenerire fino ad un massimo di 100.000 tonnellate quando è stato accertato che si è giunti a 170.000, e che quando dalle stesse foto risulta che la plastica utilizzata appare in percentuale così alta rispetto alla cellulosa del pulper di cartiera che il termine biomassa risulta un mero inganno.

Non solo, come ho rilevato in numerose occasioni, gli inceneritori arrecano solo un danno al territorio per:

  • le emissioni in atmosfera che in modo elementare ma significativo conferma la Legge di Lavoisier;
  • l’immagine pessima che ne penalizza l’attrattività;
  • il traffico pesante che generano in entrata e per le ceneri in uscita;
  • la occupazione del tutto minimale che attivano;
  • non contribuire neanche con un “aggio ambientale” al bilancio del Comune, aggio misteriosamente non previsto dai nostri sindaci, al contrario di quanto accade ad Orvieto per la discarica.

Quindi il sindaco si attivi anche come presidente della Provincia nei confronti della Regione per evitare che i favoritismi del passato nei confronti di quella proprietà (vedi l’assegnazione della gestione dell’ISRIM, finita nel disastro) possano oggi proseguire con la riaccensione di un inceneritore che nessun cittadino tollera più”.

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