Inceneritore Asm – A2A il più grande e più “celebrato” d’Europa
Da Trento a Firenze, a Palermo, l’Italia è percorsa, com’è noto, dalla furia bipartisan della lobby dell’incenerimento dei rifiuti. E Brescia, con uno dei più grandi inceneritori d’Europa, da 800mila tonnellate, in funzione da 18 anni, è portata in ogni contrada come esempio illustre da imitare.
Chi percorre l’autostrada Milano – Venezia non può non osservare con stupore questa sorta di cattedrale postmoderna con un’altissima torre quadrata svettante, di un azzurro tenue che diventa più intenso verso l’alto fino a confondersi con il cielo: è la rappresentazione fisica del camuffamento di un impianto di incenerimento dei rifiuti con una facciata pulita, coerente con il nome che è stato imposto all’impianto, tuttora copyright esclusivo di Asm-A2A, “termoutilizzatore”.
Ma il viaggiatore intelligente e critico si chiede anche come sia stato possibile costruire un simile megaimpianto all’interno di una città, che, per la sua antica storia industriale, si può immaginare non proprio indenne da inquinamento. In verità Brescia, per aver ospitato accanto al centro storico per un secolo l’industria chimica Caffaro, l’unica produttrice in Italia di PCB, è la città al mondo con la più grave contaminazione da diossine e da PCB nei suoli e nel sangue dei cittadini. Ed è anche la città con livelli di PM10 e PM2,5 più elevati della Lombardia, perfino della stessa Milano, e quindi, si può dire, d’Europa. Mille ragioni dunque perché a Brescia si evitasse la costruzione di un impianto a così forte impatto ambientale. Così invece non è stato, e sarebbe alquanto lungo spiegare perché (Chi fosse interessato ad approfondire il tema veda: Marino Ruzzenenti, L’Italia sotto i rifiuti, Jaca Book, Milano 2004. ItaliaRifiuti.pdf). Sta di fatto che Asm, l’azienda dei servizi ex municipalizzata proprietaria dell’impianto, seppe coinvolgere fin dalla progettazione una parte importante dell’ambientalismo, l’immancabile Legambiente, con cui strinse un “patto ambientalista”: l’inceneritore avrebbe bruciato 266.000 tonnellate di rifiuti perché il resto, la parte più rilevante, sarebbe andata alla raccolta differenziata: il cosiddetto doppio binario del “sistema integrato”, coniato da Paolo degli Espinosa. Sennonché, quando l’impianto entrò in funzione con le due linee previste, si scoprì che le tonnellate incenerite erano circa il doppio, 500.000: siamo in Italia, “cosa fatto capo ha”, Legambiente non si disperò, né si dispera, per il “patto ambientalista” stracciato, e, nonostante Asm gonfiasse oltre misura la produzione di rifiuti in provincia di Brescia con l’assimilazione spinta, già per quelle due linee i rifiuti urbani autoctoni non erano sufficienti, per cui se ne doveva importare una parte da fuori provincia per alimentare l’inceneritore.
Le favole di Asm
Quella dell’inganno sulla dimensione reale dell’impianto fu la prima delle “favole” (Dodicifavole.pdf) che utilizzò Asm per persuadere l’opinione pubblica e costruirsi un consenso e che vennero denunciate da due comitati ambientalisti informali ed indipendenti, Cittadini per il riciclaggio e Comitato Ambiente città di Brescia.
Questi comitati, peraltro, si erano opposti al sovradimensionamento, a loro parere illegittimo, dell’inceneritore ricorrendo anche alla Magistratura amministrativa e ottenendo dal TAR di Brescia, nel dicembre 2000, la clamorosa chiusura per un mese dell’inceneritore avviato dal 1998.
Gli stessi Comitati, nell’indifferenza dell’ambientalismo istituzionale, avevano prodotto una critica serrata al piano rifiuti provinciale, dimostrando la non necessità di un simile mega impianto (PianoRifiuti.pdf).
Asm senza ritegno: anche la terza linea
A questo punto, verrebbe da chiedersi da parte di un osservatore esterno di buon senso: ma come si è potuti arrivare, in quel contesto, a costruire una terza linea per un totale di 800.000 tonnellate? E, si badi bene, questo ulteriore “salto di quantità” è avvenuto con un’amministrazione comunale, proprietaria di Asm, di centro sinistra e con tanto di assessore all’Ambiente dei Verdi.
Appare lapalissiano che se due linee dell’inceneritore risultavano già sovradimensionate, così da richiedere l’importazione da fuori provincia di rifiuti speciali e urbani sotto forma di Cdr, non vi poteva essere nessun bisogno di una terza linea. Tuttavia, la nuova terza linea dell’inceneritore avrebbe potuto rimpinguare la dotazione di Asm di Cip6 (contributi “impropri” all’incenerimento dei rifiuti, assimilato ad energie rinnovabili) da 40 a oltre 60 milioni di euro l’anno. Ed ecco il capolavoro di Asm per piegare la riottosità di chi all’interno dell’amministrazione comunale non poteva non rilevare l’assurdità dell’operazione: “offre” all’Assessorato all’Ambiente del Comune una dotazione di 5 euro per ogni tonnellata di rifiuti bruciati nella nuova linea, pari a circa 1 milione e mezzo di euro all’anno, destinati ad attività ecologiche, piste ciclabili, implementazione di energie rinnovabili ecc.; in cambio ottiene l’assenso dello stesso Assessore all’Ambiente dei Verdi alla terza linea dell’inceneritore (da costruirsi, tra l’altro, senza Via) e, già che c’era, anche a una nuova centrale turbogas da 400MW, sempre all’interno della città, accanto all’inceneritore. Quell’“offre”, si noti, è messo volutamente tra virgolette perché il paradosso è che Asm è per oltre il 70% proprietà del Comune che la controlla, il quale potrebbe e dovrebbe decidere anche come utilizzarne gli utili. In conclusione si tratta di un’incredibile pantomima in cui Asm finge di essere “generosa” con l’Assessorato all’Ambiente del Comune, con i soldi che dovrebbero appartenere allo stesso Comune proprietario, “erogando” un “finanziamento ecologico”, peraltro, che ammonta a meno del 10% del contributo Cip6 ottenuto dallo Stato con la terza linea. L’incredibile della vicenda è che ancora oggi i Verdi di Brescia rivendicano la giustezza di quella scelta (“La verità è contenuta nella delibera di Giunta Comunale del 30.01.2002”, ribadisce in data 10 luglio 2007 l’Assessore all’Ambiente dei Verdi), nonostante la Corte di Giustizia europea, il 5 luglio 2007, abbia bocciato la Terza linea dell’inceneritore di Brescia per mancanza di Via e di adeguata pubblicizzazione e la Commissione Via del Ministero dell’Ambiente (notizia di stampa del 26 luglio 2007), abbia rinviato al mittente la procedura per la centrale turbogas proposta da Asm e prevista, insieme alla terza linea, da quella famosa delibera di Giunta.
Condanna della Corte di giustizia europea
Tutto ciò perché i soliti Comitati indipendenti e impertinenti già dal 2002 si erano opposti tenacemente alla terza linea, sia perché non necessaria, sia perché la favola delle biomasse nascondeva in realtà rifiuti speciali come il pulper di cartiera costituito essenzialmente da plastiche e contaminato da metalli e da cloro (a cui poi si aggiungerà addirittura il Cdr, combustibile derivato dai rifiuti, ovvero rifiuti urbani mascherati), sia perché non era neppure prevista la Valutazione di impatto ambientale: presentarono una diffida alle Autorità e un ricorso alla Commissione dell’Unione europea per inadempienza al diritto comunitario. Nonostante, successivamente, i Comitati abbiano più volte messo sull’avviso le Autorità preposte sulla imprescindibile necessità della VIA (ComitatiTerza1.pdf; ComitatiTerza2.pdf; ComitatiTerzaVia.pdf), non si volle scientemente ottemperare alle indicazioni provenienti dall’Unione europea, neppure di fronte alla decisione della Commissione Ue di adire la Corte di giustizia (CommissioneUeCorte.pdf).
La condanna dell’Ue, quindi, esplicitamente sancisce la non validità della Via fatta per finta e affrettatamente da Asm, dopo aver messo in attività l’impianto, complice l’allora ministro dell’Ambiente Matteoli, per cui attualmente la terza linea funzionerebbe priva di autorizzazioni. Ovviamente la vicenda della terza linea non è conclusa, perché i Comitati ritengono che vada interrotta l’attività in attesa di riprendere da capo tutto l’iter autorizzativo e per questo intendono agire a tutti i livelli, sia nei confronti delle responsabilità politiche e dei funzionari preposti, sia presso la magistratura ordinaria e amministrativa (TerzaLinea.pdf).
Emissioni problematiche
Gli sforzi di Comune di Brescia e di Asm, assecondati dalla locale Università, per rappresentare un inceneritore ad emissioni pressoché zero producono nel 2004 uno studio, per l’appunto ad usum Asm, secondo il quale l’inceneritore e tutto il polo energetico Asm influirebbero per meno dell1% sull’inquinamento dell’aria della città. Sarebbe la sanzione “scientifica” di quanto Asm ha sempre sostenuto: che l’inceneritore pulirebbe (sic!) l’aria di Brescia. A sostegno di queste posizioni scende in campo nel 2007 anche il presidente di Legambiente di Brescia con una nota critica al volume L’Italia sotto i rifiuti, (LegambienteEmissioni.pdf)alla quale risponderà lo stesso autore (RispostaLegambiente.pdf). La realtà è invece ben diversa ed è stata in diverse occasioni denunciata dai soliti comitati, Cittadini per il riciclaggio e Comitato Ambiente città di Brescia. Fin dai primi anni vengono evidenziate le importanti emissioni a carico dell’inceneritore (EmissioniInceneritore.pdf), ancorché sotto i limiti di legge; questi limiti sono definiti, però, per metro cubo e non in termini assoluti, prescindendo dalla dimensione enorme dell’impianto, e quindi dalle quantità di aria contaminata immessa in ambiente. I Comitati si soffermano, nel 2004, in particolare su anomali picchi di concentrazioni di PCB (Emissioni PCB.pdf), inquinanti già oltremodo presenti nei terreni di Brescia per il “caso Caffaro” e torneranno nel 2005 a lamentare le mancate risposte a precisi quesiti sollevati a proposito di diossine e PCB. L’obiettivo di queste iniziative è quello di ottenere dei miglioramenti significativi, sia nel controllo delle emissioni (campionamento in continuo dei microinquinanti), sia nella loro riduzione, in particolare con l’installazione di un sistema catalitico (SCR) per l’abbattimento degli ossidi di azoto (NOx), precursori delle polveri fini (PM2,5) e delle nanoparticelle (PM0,1). In effetti, con il 2006, sembrerebbe che anche le Autorità preposte si siano orientate a chiedere ad Asm di procedere alla implementazione di tali dispositivi e sembra che Asm stia realizzando prime sperimentazioni in tal senso. Rimane il fatto che l’aria di Brescia è fra le più inquinate d’Europa, peggiore di quella di Milano.