L’inceneritore di Scarlino inquina troppo
di Silvia Marzialetti
29 Dicembre 2017
Il riferimento dei giudici è alla attività industriale che da tempo interessa l’area e contro cui gli ambientalisti hanno ingaggiato una crociata ultradecennale. Gli atti acquisiti nel corso dell’istruttoria (relazione del Comune di Follonica e della Asl risalenti al 2012, entrambi più recenti e documentati di quella presentata dalla ricorrente nel 2007) hanno rivelato un consistente livello di esposizione della popolazione agli agenti inquinanti. Tanto da indurre Consiglio di Stato a richiamare il fondamentale articolo 32 della Costituzione, che riconosce quello alla salute un diritto primario.
La battaglia legale della Scarlino Energia si è pervicacemente fondata sul tentativo di invocare il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo e sulla richiesta – respinta – di dirottare il caso sul Tribunale superiore della acque pubbliche, facendo leva sul fatto che il provvedimento impugnato prevedesse lo scarico nel canale Solmine. Ma i giudici di Piazza Cavour ribadiscono il consolidato principio giurisprudenziale che circoscrive la giurisdizione del Tribunale delle acque ai soli provvedimenti che abbiano incidenza diretta sulle acque pubbliche (e non è questo il caso).
Un frazionamento della competenza giurisdizionale – argomentano poi i giudici – confliggerebbe con il principio di ragionevolezza e di efficienza e funzionalità del sistema processuale, dal momento che l’Autorizzazione integrata ambientale presuppone – già per definizione – un tipo di controllo complessivo, e non più settoriale, come accadeva prima del 1996.