Entro il 2030 solo plastica riciclata nell’Unione europea

  • di Beda Romano

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – La Commissione europea ha deciso di fare dell’Europa la capofila nella lotta alla plastica. L’esecutivo comunitario, riunito oggi a Strasburgo in occasione di una sessione plenaria del Parlamento europeo, ha presentato nuovi obiettivi anti-inquinamento. Secondo la strategia illustrata dalla Commissione, entro il 2030 tutti gli imballaggi di plastica dovranno poter essere riciclati o riutilizzati. L’uso di microplastiche dovrà essere ridotto.

«La nostra non è una strategia anti-plastica», ha detto il vice presidente della Commissione Frans Timmermans, parlando a un gruppo di giornalisti bruxellesi. «La plastica rimane indispensabile per l’economia. L’industria di questo settore dà lavoro a 1,5 milioni di persone nell’Unione. Ma come accettare che ogni secondo chili di plastica vengono gettati in mare nel mondo? Sono convinto che la nostra strategia sia in realtà una opportunità per la nostra industria».

Tra le altre cose, la Commissione vuole mettere a disposizione dell’industria 100 milioni di euro da investire nella ricerca tecnologica. Sempre concretamente, l’esecutivo comunitario con una direttiva ad hoc vuole imporre di attrezzare i porti euroei perché siano capaci di raccogliere e gestire i rifiuti accumulati dalle navi in navigazione. Ogni anno l’Unione produce 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma solo il 30% è raccolto e riciclato.

Frans Timmermans è convinto che il riciclo della plastica possa essere una attività redditizia per il mondo imprenditoriale. «Il problema naturalmente è il periodo di transizione». La recente decisione della Cina di vietare dal resto del mondo l’importazione di rifiuti sta costringendo i Ventotto ha rivedere le loro priorità. Finora, l’Unione esportava verso la Cina il 60% dei rifiuti di plastica e il 13% dei rifiuti di carta, chiedendo al paese asiatico di riciclarli o di bruciarli.

«L’Unione può diventare capofila a livello mondiale se riusciamo ad applicare la nostra strategia», ha aggiunto il vice presidente della Commissione europea. «Se fosse necessario rendere la data del 2030 vincolante anche da un punto di vista legislativo, non esiteremo a proporre leggi in tal senso». Nella sua conversazione con un gruppo di giornali europei, l’uomo politico olandese ha messo l’accento sull’urgenza di «cambiare la mentalità degli europei».

Sempre secondo l’esecutivo comunitario, sarà possibile creare 200mila nuovi posti di lavoro da qui al 2030, nel settore del riciclo. L’uso una sola volta di molti imballaggi di plastica fa sì che il valore di questi sacchetti venga perso al 95% in brevissimo tempo. Nel 2015, la Commissione ha imposto che il 55% dei rifiuti di plastica venga riciclato. La proposta è stata fatta propria almeno preliminarmente dal Parlamento e dal Consiglio nel dicembre scorso.

La nuova strategia comunitaria giunge mentre la stessa Commissione europea sta valutando una tassa sulla plastica per finanziare il bilancio europeo (si veda Il Sole/24 dell’11 gennaio). «Sarà necessario fare uno studio d’impatto – nota ancora Frans Timmermans -, tenendo presente che se il nostro obiettivo è di ridurre l’uso della plastica il gettito potrebbe diminuire. Dobbiamo chiederci se questa soluzione possa essere un reddito sostenibile nel tempo».

«L’industria italiana delle materie plastiche è completamente allineata a quella europea in questa sfida, che richiederà investimenti, capacità di innovazione e apertura al dialogo. A livello nazionale, ci auguriamo che lo spirito delle indicazioni europee sia pienamente condiviso, senza inutili penalizzazioni per un settore manifatturiero strategico per il nostro paese», ha commentato da Milano Massimo Covezzi, presidente di PlasticsEurope Italia, una associazione di Federchimica.

 

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