La Libellula respinge le accuse di ipocrisia e ribadisce la pericolosità del pirogassificatore
Il movimento “La Libellula” interviene nuovamente sulla nota questione del pirogassificatore con alcune precisazioni. Lo fa anche alla luce della lettera scritta da un operaio della fabbrica nei giorni scorsi e delle ulteriori prese di posizione che si sono registrare sui social sempre attorno alla questione del pirogassificatore e del rilancio di KME.
“Il movimento “La Libellula” interviene nuovamente sulla nota questione del pirogassificatore per rendere note alcune necessarie precisazioni.
Esprimiamo innanzitutto, anche per la delicatezza della questione occupazionale, il massimo rispetto e la piena solidarietà ai lavoratori, nei confronti dei quali non siamo assolutamente in contrapposizione; questo però non può prescindere dalla tutela della salute e dell’ambiente.
E’ stato dichiarato che per rendere competitiva la fabbrica, ovviamente sotto il profilo dei costi energetici, sia necessaria l’auto produzione di energia elettrica mediante il pirogassificatore; il concetto della mancata competitività sui costi energetici rispetto ai concorrenti europei, Germania in primis, è stato più volte ribadito dall’azienda e anche dai sindacati ma risulta ad oggi smentito in seguito allo sconto in bolletta arrivato con la nuova disciplina per le aziende energivore in vigore dal 1 gennaio, che raddoppia l’attuale sistema di agevolazioni.
Citiamo quanto i massimi esponenti del mondo imprenditoriale affermano a tal proposito in un articolo uscito sul Sole 24 Ore del 29/12 scorso: Giuseppe Pasini, coordinatore del tavolo tecnico energia di Confindustria “E’ una misura molto importante e attesa che mette finalmente le nostre imprese energivore in grado di essere competitive in Europa”; Girolamo Marchi, presidente Assocarta: “si tratta della prima importante misura…che ci porta a livello dei settori manifatturieri francesi e tedeschi”; Enrico Frigerio, vicepresidente
di Assofond (Federazione Nazionale Fonderie): “Con questa misura le nostre imprese potranno finalmente provare a competere con quelle tedesche”. Alla luce di queste dichiarazioni è così necessaria l’installazione di questo impianto, escludendo alternative meno impattanti?
Veniamo accusati di ipocrisia per quanto riguarda la situazione della qualità dell’aria negli anni passati della quale non ci saremmo mai preoccupati; ricordiamo che nel 1999 il movimento allora chiamato “Tavolo per l’Ambiente Valle del Serchio” fu il primo a protestare per la rimozione della centralina di rilevamento in piazza IV novembre tolta nonostante le norme allora vigenti; in generale abbiamo sempre richiesto e continuiamo a chiedere da anni alle autorità competenti una rilevazione continua dei dati sulla qualità dell’aria e un aggiornamento regolare degli studi epidemiologici, come quello del 2011 del Prof. Biggeri, realizzato proprio sulla spinta delle richieste dei comitati del territorio.
E’ del tutto anacronistico dire che in cento anni KME ha fuso milioni di tonnellate di rame senza che mai ci fossero proteste ecologiste, è ovvio che le conoscenze scientifiche in materia ambientale/epidemiologica e la conseguente normativa sono cambiate in maniera enorme negli ultimi cento anni, basti pensare a quello che è successo con l’amianto, materiale largamente utilizzato in edilizia e in altri settori fino agli anni ’80 e poi dichiarato fuorilegge nel 1992 quando venne accertata la sua tossicità.
Dire che non ci furono azioni di protesta simili a questa in occasione di altri progetti come il Bricchettaggio ci lascia basiti perché molte “opere” sono state evitate proprio con l’azione preventiva della protesta popolare (si pensi ai casi degli impianti Lucart e Alce); è normale che dopo tanti anni in cui si tenta di riempire la valle di questi impianti, nelle persone si sia sviluppata una diffidenza via via crescente finalizzata alla prevenzione e non alla cura; la Libellula da parte sua intende proiettare la propria azione oltre la questione “Pirogassificatore KME” per una tutela ambientale e sanitaria ponderata e a lungo termine di tutta la Valle del Serchio, evitando che in futuro si debbano ripetere lotte in cui dover ripartire da zero; a tal proposito i Piani Strutturali Intercomunali, attualmente in formazione, sono uno strumento fondamentale per riconoscere l’orografia della valle, l’inversione termica e la mancanza di ventilazione come criticità assodate che precludono la realizzazione di nuovi impianti con emissioni inquinanti in tutto il territorio.
Si definiscono addirittura “tiepide” le prese di posizioni dei sindacati, quando invece CISL
e UIL hanno aderito acriticamente al progetto KME; qualche riserva è stata presentata solo da FIOM (CGIL), che chiede in sostanza investimenti aggiuntivi al pirogassificatore che non rendano lo stabilimento totalmente dipendente da questo, ma senza opporsi di fatto a una sua eventuale realizzazione; quanto al Sindaco, essendo per legge il responsabile della salute dei cittadini, il minimo che ci si possa aspettare è che abbia una posizione cauta in materia.
Certo abbiamo letto che l’azienda assicura che le emissioni globali dell’impianto diminuiranno: ma, in assenza di dati certi e del progetto concreto, è normale domandarsi come questo sia possibile dato che il piano a grandi linee prevede un contestuale forte aumento della produzione di rame, e quindi delle emissioni da fonderia, che si andrebbero ad associare a quelle dell’incenerimento dei rifiuti e al traffico pesante aggiuntivo; in attesa di maggiori chiarimenti da parte di KME, qualche dubbio sembra più che legittimo.
La serata del 22 gennaio con la presenza di personalità altamente qualificate e alla quale speriamo partecipino in primis i lavoratori KME, auspichiamo possa essere l’occasione per renderci conto della potenziale pericolosità di questo tipo di impianto, attraverso dati scientifici e statistici; l’organizzazione e l’invito alla serata, in linea con la nostra campagna divulgativa, è il modo con cui la Libellula esprime solidarietà verso i lavoratori.
Ricordiamo che la solidarietà ai lavoratori deve abbracciare tutti i settori economici che potrebbero essere compromessi dalla presenza di un impianto del genere: quello agricolo con le produzioni territoriali di qualità che sono sempre più conosciute anche lontano dalla nostra valle; il settore commerciale, di primaria rilevanza per Fornaci di Barga; il settore turistico nel quale “la valle del bello e del buono”, apprezzatissima per le sue bellezze naturali, offre addirittura un resort di lusso a soli 5 chilometri dall’eventuale inceneritore e infine il settore edilizio che potrebbe accusare un pesante contraccolpo anche in termini di valore immobiliare di tutte le abitazioni.”