Libellula: ‘Su Kme Regione e industriali siano chiari’

 

Pirogassificatore alla Kme, nuovo allarme dell’associazione La Libellula dopo che, in un articolo del Sole 24 Ore, giornale di riferimento di Confindustria, si è ventilata l’ipotesi di una intesa a tre fra Kme, Regione e aziende cartarie per la realizzazione dell’opera a Fornaci di Barga.

“Non possiamo nascondere lo stupore per una simile notizia – dicono dall’associazione – premettendo ovviamente che, data l’autorevolezza della fonte, non ne mettiamo in discussione la veridicità. Nell’incontro del 22 gennaio scorso, l’ad di Kme Claudio Pinassi aveva espresso il progetto di pirogassificatore come una delle ipotesi allo studio per l’autoproduzione di energia elettrica assieme ad altre (esempio era stata citata anche l’ipotesi di una turbina a metano) e che in ogni caso di qualsiasi passo avanti la popolazione sarebbe stata informata direttamente dall’azienda, in una logica partecipativa e di totale trasparenza; gli avevamo inoltre sentito affermare che l’intenzione di Kme non era certamente quella di aiutare il settore cartario per quanto riguarda lo smaltimento di fanghi e pulper, ma solo di risolvere al meglio il loro presunto problema sui costi energetici; questa era la situazione alla quale siamo rimasti a tutt’oggi”.
“Leggiamo quindi con stupore e sconcerto – prosegue la nota – di questo imminente accordo, come se il progetto pirogassificatore fosse ormai cosa fatta, con l’attiva e compiaciuta partecipazione delle aziende cartarie e addirittura col placet della Regione, tutto questo in barba a qualsiasi principio di trasparenza e partecipazione sopra citato.Ora, comunque la si possa pensare a riguardo del “progetto pirogassificatore”, quello che chiediamo in quanto cittadini, prima ancora che come appartenenti al movimento, è chiarezza, da parte di tutti i soggetti coinvolti. Chiarezza, in primis, da parte di Kme: si è infine deciso di abbandonare qualsiasi ipotesi alternativa e si è virato definitivamente sul pirogassificatore? Se sì, quali sono le reali ragioni che spingono verso questa soluzione? Si vuole continuare davvero ad affermare che il problema sono i costi energetici, nonostante la recente normativa sulle aziende energivore che ha fornito gli sconti richiesti dallo stesso ad? O sarebbe invece meglio ammettere quelle che sono le reali implicazioni economiche di un progetto simile?”.
“Se la strada scelta è davvero questa – dicono dalla Libellula – l’azienda sappia che non ci accontenteremo affatto delle sue generiche affermazioni sul “miglioramento ulteriore delle emissioni globali di fabbrica” ma vorremo sapere puntualmente rispetto a quali emissioni (Diossine? Metalli Pesanti? Particolato?) e a quali parametri (Le emissioni attuali? Quelle autorizzate?) sarà misurato questo “miglioramento”; sa Kme che la Valle del Serchio ha già adesso, con le emissioni attuali, livelli di polveri sottili spesso oltre soglia di legge e è caratterizzata da fenomeni di inversione termica che favoriscono il ristagno degli inquinanti? Sa che studi epidemiologici autorevoli affermano come la media dei decessi e dei ricoveri per malattie collegate alle emissioni inquinanti sia già drammaticamente oltre quella regionale? Ci aspettiamo risposte davvero convincenti riguardo a questo supposto “miglioramento”, dato che si parla non solo di installare questo impianto che brucerebbe decine di migliaia di tonnellate di scarti plastici, ma anche di aumentare la produzione di rame di circa 30mila tonnellate e di aumentare notevolmente il traffico pesante”.
“Chiediamo chiarezza – prosegue l’appello dell’associazione –  anche da parte delle aziende del distretto cartario: si vuole davvero puntare su questa soluzione per lo smaltimento del pulper di cartiera? Che fine farà il progetto Ecopulplast, finanziato dall’Unione Europea e certificato come vero progetto di economia circolare? Come avevamo già scritto in precedenza, i numeri riguardanti la quantità di pulper originata dal distretto cartario lucchese, non sono compatibili con entrambe le soluzioni e l’impianto di Fornaci dovrebbe sicuramente importare rifiuti, non necessariamente cartari, anche da altre parti d’Italia: altro che pirogassificatore a “chilometro zero” di cui favoleggia il giornale di Confindustria; ricordiamo al Sole 24 Ore che associare galline e uova (seppur di Colombo) con impianti che emettono diossina, non ha portato molto bene in passato, dal Belgio in poi”.
“Chiarezza infine – si conclude – anche da parte delle istituzioni coinvolte: la Regione è seriamente d’accordo con questa ipotesi? I parlamentari neo eletti che avevamo interpellato che cosa hanno da dire a riguardo di questo improvviso presunto accordo a tre? Attendiamo con fiducia chiarezza da parte dei soggetti coinvolti”.

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