Pirogassificatore, La Libellula propone centraline “low cost” per monitorare meglio l’aria
lunedì, 9 aprile 2018, 23:07
di andrea cosimini
Tante idee sul tavolo, tutte volte a difendere i beni comuni della valle. Davvero un’assemblea ricca di contenuti quella che si è tenuta stasera presso la sala “Primo Maggio” a Fornaci di Barga, voluta e organizzata dal gruppo per l’ambiente della Valle del Serchio “La Libellula”, per fare un po’ il punto sull’evolversi della questione “pirogassificatore” alla Kme di Fornaci e per studiare assieme le nuove iniziative da portare avanti per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini della valle.
L’incontro, molto partecipato, ha visto avanzare diverse proposte tra cui l’installazione di nuove centraline “low-cost” sul territorio, da affiancare a quelle Arpat, per sensibilizzare ulteriormente la popolazione sull’aria che respira, la possibilità di avviare una raccolta firme, salvo prima aspettare di conoscere il progetto ufficiale avanzato dall’azienda, e infine la volontà di aggiornare i dati delle analisi ambientali in Valle del Serchio attualmente fermi a 12 anni fa.
Prima di dare la parola ai relatori dell’incontro, però, gli organizzatori hanno voluto ripercorrere velocemente le ultime vicende legate alla scottante questione del “pirogassificatore” rivelando le prossime iniziative in programma del movimento.
“Come tutti sapete – ha esordito Francesco – l’azienda Kme sta valutando un progetto di realizzazione di un inceneritore, o “pirogassificatore”, a Fornaci di Barga che possa bruciare scarto di pulper di cartiera e usarlo come combustibile energetico per un risparmio economico. Il nostro movimento però si è costituito per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini dalle possibili malattie legate alle emissioni. Le motivazioni portate dall’azienda per costruire questo impianto infatti non ci hanno convinti. Riteniamo che ci siano alternative al problema di Kme e delle cartiere. Anche se siamo ancora in attesa che l’azienda scopra finalmente le carte e ci mostri il progetto ufficiale”.
“Riepilogando in breve gli ultimi fatti legati alla questione “pirogassificatore” – ha proseguito Francesco – ricordiamo l’assemblea pubblica del 22 gennaio al cinema Puccini di Fornaci, alla presenza di esperti e dell’amministratore delegato di Kme Claudio Pinassi, poi un periodo di “pausa” elettorale, durante il quale abbiamo comunque spedito un questionario ai candidati per esprimersi sul progetto, e infine la notizia emersa sul Sole 24 Ore del 6 marzo circa un presunto accordo tra regione, cartiere e Kme sul pirogassificatore. Da qui ne è seguito un diverbio tra il nostro movimento e l’azienda, che a nostro avviso sembra muoversi nell’ombra al contrario di quanto annunciato, e tra noi e la Uilm, in quanto quest’ultima non solo ha confermato in un comunicato l’esistenza dell’accordo ma ha anche annunciato un incontro tra l’azienda e le famiglie dei lavoratori sulla questione al quale, secondo noi, dovrebbe invece partecipare tutta la cittadinanza interessata”.
Francesco ha quindi concluso il suo intervento ricordando le iniziative che il movimento intende intraprendere da questo momento in poi: “Abbiamo una nostra pagina Facebook – ha detto – con la quale comunichiamo, poi abbiamo iniziato una campagna di volantinaggio ed infine stiamo organizzando una serie di assemblee pubbliche sul territorio (non solo a Fornaci) con la possibilità in futuro di avviare anche una raccolta firme qualora l’azienda si decida a scoprire finalmente le carte sul progetto”.
La parola è quindi andata ai tre relatori. Il primo è stato Paolo che ha parlato dei risultati di uno studio epidemiologico condotto in Valle del Serchio dal dottor Biggeri, evidenziando quanto emerso dai dati elaborati, ma sottolineando altresì la necessità di aggiornarli in quanto datati nel tempo.
“Lo studio – ha dichiarato – pubblicato nel 2011 ha esaminato le cause di morte in Valle del Serchio prendendo a riferimento la popolazione della Toscana. Uno studio mirato ad individuare le cause e non i colpevoli. Ebbene, dai dati analizzati, sono emersi alcuni eccessi che sono segnali che qualcosa non va. C’è da tenere presente infatti che la nostra valle registra da sempre una mortalità più alta dovuta un po’ alla sua conformazione e un po’ al suo processo di industrializzazione. Lo studio però si basa su dati di analisi ambientale del 2006. Quindi vanno aggiornati. Per far questo ci siamo rivolti all’Agenzia Regionale Sanità che si è dimostrata disponibile ad incontrarci, assieme a qualche sindaco che ha risposto al nostro invito, dicendosi disposta ad aggiornare questi dati senza alcun costo per la comunità. Non solo. Siamo venuti anche a conoscenza di un bando europeo per progetti avanzati dalla popolazione che ci permetterebbe di ricevere un finanziamento per la raccolta di dati sulle patologie in Valle del Serchio. Un bando al quale abbiamo intenzione di partecipare”.
Salvatore, il secondo relatore, ha invece preso la palla al balzo per parlare della questione, strettamente legata all’ambiente e alla salute, delle centraline informando la popolazione di un innovativo ed economico strumento che potrebbe affiancarsi nel monitoraggio alle centraline Arpat seppur privo di valore legale.
“Dobbiamo sapere momento per momento cosa respiriamo – ha affermato – in quanto molti di noi respirano l’aria di questa valle tutta la vita. Una volta le centraline Arpat erano molto diffuse, oggi un po’ meno. Chissà perché. In Mediavalle, ad esempio, ne abbiamo soltanto una, installata a Fornoli, che peraltro sfora spesso nei parametri nonostante non ci sia più l’Alce. Con fatica, noi siamo riusciti a vedere installata una centralina mobile che però non monitora l’aria quotidianamente ma solo quattro volte l’anno. Nelle province di Firenze e di Pistoia però hanno adottato un sistema più tecnologico ed innovativo. Un movimento come il nostro, anche se molto più grande, ha acquistato delle centraline “low cost” che ha installato su tutto il territorio dando così a tutti i cittadini la possibilità di monitorare costantemente l’aria che si respira nelle varie zone direttamente dal proprio pc collegandosi ad un sito internet. Noi vogliamo fare lo stesso. Queste centraline non hanno valore legale e non si prefiggono come obiettivo quello di fare “guerra” alle centraline Arpat. Sono però uno strumento in più che può sensibilizzare ulteriormente sulla questione”.
L’ultima relatrice ad intervenire è stata Francesca che, nel sottolineare come purtroppo le polveri più pericolose sprigionate dagli inceneritori siano quelle “ultra-sottili” che appunto scappano molto spesso alle rilevazioni delle centraline (rendendo vano il principio del “basta che rispetti la legge”), ha anche spiegato nel concreto quali sono gli strumenti di cui il movimento si potrebbe avvalere per far sentire le proprie ragioni in termini burocratici.
“La strada di Kme – ha concluso – si pre-annuncia tutta in salita sotto il profilo tecnico e burocratico. Ci sono infatti vari strumenti che potremmo utilizzare per incidere sulla questione “pirogassificatore”: dal regolamento urbanistico (anche se ancora non si conosce la localizzazione precisa del futuro impianto), al piano strutturale intercomunale fino, più in alto a livello di gerarchia, al piano regionale dei rifiuti e delle modifiche”.