C’era una volta un caminetto a Copenaghen…
Continua a grandi passi la propaganda al gassificatore della KME; ormai è tutto un susseguirsi di dichiarazioni e articoli da parte di politici, industriali, agenzie stampa e geni del web che spingono verso l’impianto che dovrebbe sorgere a Fornaci di Barga; il tutto accompagnato da una campagna di disinformazione davvero notevole, che tenta tramite slogan semplicistici e paragoni azzardati, a insinuarsi nell’opinione pubblica, cercando di convincerla della bontà di questo favoloso impianto.
Prima dell’uscita del progetto, si vaneggiava sul fatto che non fosse un inceneritore, ma bensì un impianto a emissioni quasi nulle; una volta uscito e dando un’occhiata all’Autorizzazione Integrata Ambientale, ci si è resi subito conto che le emissioni inquinanti sono esattamente quelle di un normale inceneritore; ecco quindi che per indirizzare l’opinione pubblica si percorrono altre strade.
La più brillante è stata quella di parlare di altri casi presenti in Europa: il ritornello “ma l’inceneritore c’è anche a Copenaghen in mezzo alla città e con una pista da sci” è uno di quelli che riecheggiano maggiormente; e questo è in effetti il classico caso di disinformazione per far leva sulle menti più semplici; ora, al di là del fatto che abbiamo a pochi chilometri i complessi sciistici più belli dell’Appennino, il paragone è quanto di meno calzante ci sia e questo per vari motivi:
- La situazione orografica e climatica di Copenaghen e la conseguente dispersione degli inquinanti sono diametralmente opposte a quelle della Valle del Serchio: nel primo caso siamo sul mare in un luogo tra i più ventilati d’Europa, nel secondo in una valle chiusa da due catene montuose, con prevalenza di giornate di calma di vento e affetta da fenomeni di inversione termica che determinano la stagnazione degli inquinanti nel fondovalle;
- L’impianto di Copenaghen è un impianto pubblico e slegato da logiche di profitto, che potrebbero portare a risparmiare sui costi di manutenzione e abbattimento degli inquinanti;
- L’inceneritore di Copenaghen offre riscaldamento ed energia a decine di migliaia di abitazioni e uffici privati, cercando quindi di abbattere almeno in parte gli inquinanti derivanti dal riscaldamento a biomassa; più in generale nei paesi scandinavi questo modello è molto diffuso dato che il clima richiede un riscaldamento per 9-10 mesi l’anno, situazione del tutto imparagonabile alla nostra, peraltro nel fondovalle abbiamo il metano per il riscaldamento che ha emissioni praticamente nulle;
- Non c’è comunque alcuna prova che questo impianto di recentissima costruzione non abbia un impatto sanitario: come ci ha spiegato anche il prof. Biggeri, per fare una indagine epidemiologica seria ci vogliono almeno 20-30 anni di dati, specialmente per le malattie tumorali, dati non disponibili in questo caso; il principio di precauzione prevede che debbano essere i gestori di questi impianti a provare che non arrecano danno e non le persone e i comitati a provare il contrario;
Oltre a questo, ciò che dovremmo abbandonare una volta per tutte è l’ottusa esterofilia di questi ragionamenti: “siccome lo fanno all’estero, allora va bene”. Lo stesso documento della Commissione Europea sul ruolo del “Waste to Energy” nell’economia circolare dice che “la sovra-capacità di incenerimento di alcuni paesi (quelli scandinavi in primis) è incompatibile con obiettivi più ambiziosi di riciclo“; perché non guardiamo a quello di buono che abbiamo da noi invece di prendere i cattivi esempi da fuori? Invidiamo la Danimarca primo produttore pro-capite di rifiuti in Europa e che ha appena iniziato la raccolta dei rifiuti organici quando abbiamo un esempio come Barga con l’85 % di raccolta differenziata porta a porta ormai da anni. Prendiamo a modello l’inceneritore con la pista da sci che per funzionare deve importare spazzatura da ogni dove (navi dall’Inghillterra in primis) quando abbiamo sul nostro territorio progetti avanzati di economia circolare vera e in grado di dare lavoro a molte più persone; non solo il progetto Ecopulplast di cui abbiamo già parlato ma anche il progetto Placet finanziato dal Ministero dell’Ambiente che ha come finalità il recupero della parte cellulosica dello scarto di pulper, complementare quindi a quello Ecopulplast per il recupero delle plastiche; in nome di cosa dovremmo mandare all’aria questi progetti? Per costruire un inceneritore in mezzo a un centro abitato a poche centinaia di metri da case e scuole frequentate da bambini?
Ah ma c’è anche a Vienna in mezzo alla città: invece di portare l’Austria ad esempio come paese dove si applica una raccolta differenziata e una tariffazione puntuale modello, la si ricorda sempre per due inceneritori costruiti negli anni ’60. Sveglia: in Austria sono 25 anni che non si costruiscono più inceneritori. La discarica di Rautenweg, vicino a Vienna, è stata classificata da Greenpeace come una bomba ecologica perché ci vengono portate le ceneri di questi due bellissimi inceneritori piene di diossina e metalli pesanti che vengono mischiate nel cemento dei muri di confine della discarica stessa con un gravissimo rischio di rilascio di questi inquinanti. Ma di questo non si parla mai, anzi gli inceneritori si dipingono come un’alternativa alla discarica, quando sappiamo che invece ne creano ben tre, per ceneri pesanti, leggere e inquinanti nell’atmosfera.
Altro argomento che va per la maggiore: l’inquinamento viene dai caminetti, fonte primaria di particolato. Certo che i caminetti emettono particolato PM10 e anche PM 2.5, ma certamente emettono una quantità molto minore di particolato ultrafine PM 0.1 rispetto al gassificatore dato che le temperature di combustione sono nettamente superiori in quest’ultimo, e noi sappiamo che è proprio il particolato ultrafine quello in assoluto più pericoloso. Inoltre la composizione chimica del particolato da legna (in prevalenza sali inorganici di potassio, magnesio e calcio), ha certamente una minor tossicità di quello del gassificatore, che come scritto sul progetto è composto di metalli pesanti (tra cui arsenico, cadmio, nichel e piombo), diossine, furani e PCB, gli inquinanti in assoluto più pericolosi che la combustione può emettere.
Speriamo che le persone comprendano questi semplici concetti e soprattutto a giudicare l’imparzialità delle fonti da cui provengono simili affermazioni; in gioco è il futuro di questa Valle e la sua abitabilità da una parte, contro il profitto di pochi dall’altra.