La tavola rotonda del coro unico
Si è infine tenuta l’attesa tavola rotonda a Gallicano su “Lavoro ed occupazione nella Valle del Serchio”; non ce ne voglia Remaschi: noi non chiedevamo né veti né censure, avevamo semplicemente predetto quello che poi è accaduto e cioè che, lungi dalla realtà complessa del lavoro in Valle del Serchio, si è parlato principalmente della situazione di KME e del suo progetto. E lo si è fatto tramite un coro unico e in assenza di qualsiasi possibilità da parte del pubblico, noi compresi, di intervenire. Ma tant’è, abbiamo imparato che questa è la democrazia più gradita a KME e ai suoi sostenitori; unica luce, la riconosciamo al giovane RSU di KME che ha detto che questa azienda avrà un futuro, anche occupazionale, solo se riprenderà a fare investimenti in ricerca e innovazione di prodotto. Per il resto, buio completo.
A partire dall’illustre ospite della serata, l’assessore all’ambiente Federica Fratoni: la quale, facendo forse riferimento al nostro articolo, ha giustificato la sua presenza nonostante l’assenza di deleghe sul lavoro, affermando di aver fatto “studi economici“. Sentendola parlare, forse avrebbe fatto bene a dar retta alla sua iniziale perplessità quando le è stato chiesto di assumere il suo attuale ruolo e darsi ad altro mestiere.
Al di là dei contenuti del suo intervento, ciò che stupisce da un rappresentante di un ente che dovrebbe essere terzo e indipendente, è non solo la completa e acritica accondiscendenza agli argomenti di KME; pareva anzi, a sentirla, che questo progetto fosse stato partorito più dalla Regione stessa che dall’azienda. Qualche esempio sui contenuti?
Afferma la Fratoni “Sul costo dell’energia, se non sbaglio, in Italia è molto più alto che in Germania“. Sbaglia, assessore. Chi vanta studi economici dovrebbe verificare certi dati. Lo avevamo già scritto nelle nostre osservazioni e lo ribadiamo, con i dati Eurostat aggiornati al secondo semestre del 2018: il prezzo al Kwh dell’energia elettrica sia per le utenze domestiche che non domestiche è più alto in Germania. Senza dimenticare il Decreto Calenda sulle aziende energivore, fonte di un ulteriore sconto per KME di circa 2 milioni, a partire dal 2018.
Poi, puntuale come la morte, la favola della riduzione delle emissioni: “il contesto ambientale che l’impianto andrà a definire deve essere migliorativo di quello attuale, altrimenti il progetto non si farà”; fatto che è ovviamente impossibile a meno di non definire miglioramento ciò che l’azienda deve fare obbligatoriamente per legge entro il 2020 per ridurre le emissioni della metallurgia in base alla decisione UE 2016/1032 sulle BAT delle industrie dei metalli non ferrosi, per avere poi la concessione della nuova autorizzazione. Che un assessore all’ambiente ignori queste prescrizioni di revisione delle attuali configurazioni autorizzate, piro o non piro, anch’esse contenute nei pareri Arpat, ci pare assai grave.
Agghiacciante poi l’accostamento dell’impianto all’economia circolare: “no alla plastica, al monouso e all’usa e getta“. Bene, brava. Ma l’economia circolare, continua, “non significa che i rifiuti spariscono magicamente“, quindi il pirogassificatore KME “rientra nell’economia circolare“. Perché, “c’è una gerarchia dell’economia circolare che prevede prima il recupero della materia, ma poi è previsto anche quello dell’energia prima di arrivare alle discariche”, conclude.
Ci scusi, assessore, ma:
- Come si può inneggiare al “plastic free” e allo stesso tempo promuovere un impianto che fondamentalmente, come combustibile utilizza proprio la plastica, unico materiale nello scarto di pulper ad avere un buon potere calorifico?
- Che fine hanno fatto i progetti di recupero a freddo di materia come Ecopulplast finanziato dall’Unione Europea o Placet finanziato dal Ministero dell’Ambiente? Oppure i macchinari già oggi disponibili che permettono il recupero della parte umida e cellulosica del pulper fino a una riduzione in massa del 67% dello scarto come il Tiger Depack già presentato anche al MIAC?
- Ma poi il gassificatore permette la “sparizione magica” dei rifiuti? Ha mai sentito parlare di un tale chiamato Lavoisier? O per essere più specifici su questo progetto, ha notato le 153.000 tonnellate annue in uscita di anidride carbonica, che certo non fanno impazzire Greta Thunberg, da Lei citata? Le tonnellate di micro e macro inquinanti, fra i più tossici tra quelli conosciuti, che usciranno dal camino? Le 20.000 tonnellate annue di ceneri leggere e pesanti che Arpat definisce tutte come rifiuto pericoloso da smaltire in discarica speciale? Queste ultime chi se le prende? Il Comune di Gallicano? Quello di Coreglia? Oppure se le porta lei a Pistoia?
- Come mai tutto questo magnificat sugli inceneritori non vale per l’impianto di Case Passerini, bocciato dalla Giunta Regionale e per il quale Enrico Rossi ha recentemente ribadito “non abbiamo bisogno di un inceneritore, l’inceneritore è un’idea del secolo scorso!”? Per la cronaca, il 2000 è arrivato anche in Valle del Serchio, non solo nella piana fiorentina.
Bontà sua, ha dichiarato comunque di essere aperta al confronto; bene, la contatteremo, anche se l’avevamo sempre invitata ai nostri eventi pubblici, senza aver mai avuto risposte; e ci perdoni per i nostri toni franchi e diretti, siamo sempre pronti a cambiare opinione se la nostra prima pessima impressione si dovesse rivelare sbagliata. Ma un confronto (vero) ci pare necessario a questo punto.
Su Pinassi segnaliamo solo due perle: la prima riguarda l’intenzione di estendere il progetto di Fornaci anche agli altri due stabilimenti in Germania. Gli facciamo tanti auguri. Sì, perché pare che in Germania di progetti di gassificazione di rifiuti non vogliano più sentir parlare dopo i ripetuti fallimenti dei gassificatori della Thermoselect, come quello chiuso definitivamente a Karlsruhe nel 2009 dopo una sequela di malfunzionamenti e incidenti (si legga ad esempio qui da pag. 117 il documento scaricabile preparato per il ministero dell’ambiente tedesco).
Impareggiabile infine la sua stoccata finale nei confronti delle istituzioni locali, un passaggio di pura comicità, nel quale le richiama a “parlare seriamente e con rispetto delle verità e dei concetti“. Per caso, lo stesso rispetto mostrato da KME nei suoi articoli? Oppure nel non degnarsi nemmeno di rispondere, anche con un no, agli inviti ad aderire al processo partecipativo, riconosciuto e finanziato dalla Regione stessa? Non c’è che dire: standing ovation!