Il piano regionale rifiuti che nasce dal basso
A circa 8 mesi dall’insediamento della nuova giunta regionale, ancora nessun concreto passo avanti per quanto riguarda il Piano Regionale Bonifiche e Rifiuti, che pure – a detta di molti – avrebbe dovuto rappresentare una delle occasioni principali per mostrare davvero di che pasta siamo fatti noi toscani. Certo che con le indagini a riguardo del presunto smaltimento illecito di fanghi, è probabile che al momento in regione si abbia altro a cui pensare. Ne prendiamo atto. Ma la società civile in questi mesi non è stata a guardare. Un nutrito gruppo di associazioni, guidate dal movimento Zero Waste ha elaborato una propria proposta di piano, che potete visionare integralmente a questo link. Si tratta come è ovvio di una bozza, sottoscritta da associazioni, ma condivisa anche con le amministrazioni comunali. Ricordiamo che ad oggi in Italia sono oltre 320 i comuni aderenti alla strategia Rifiuti Zero.
Condivisibili a pieno i presupposti da cui parte questa proposta. Come si legge: “L’attuale sistema economico globale si è costituito spezzando i cicli irreversibili del ‘capitale’ naturale e portando al limite la capacità di sopportazione degli ecosistemi. Sono pertanto insostenibili e quindi da accantonare i processi che presentano bilanci energetici negativi, mentre vanno innescati e diffusi processi di drastica riduzione dell’impiego delle riserve materiali e energetiche non rinnovabili. È indispensabile costruire ed attivare sistemi di rigenerazione e dispositivi che vadano realmente verso la chiusura dei cicli biogeochimici nel processo di utilizzo delle risorse, orientando pragmaticamente in questa direzione il Piano di gestione dei residui urbani, domestici e assimilabili non pericolosi e dei residui ‘speciali’.”
L’Italia è di fatto in ritardo: l’obiettivo nazionale del 65% di raccolta differenziata doveva essere raggiunto nel 2012. Dati ISRPA alla mano, ad oggi siamo attorno al 61,38%, la Toscana al 60,4%. Non male, ma si poteva (e si può) fare meglio, anche perché se guardiamo le singole ATO scopriamo che la nostra ATO costa e l’ATO centro hanno già raggiunto il 65%, mentre il fanalino di coda è l’ATO sud con il 40% di raccolta differenziata.
Gli obiettivi della proposta sono impegnativi, ma non pretenziosi: 80% di RD da raggiungere nel 2025, e 85% nel 2030. Ovviamente passando da una estensione del porta a porta, dallo sviluppo delle filiere di recupero e dal totale abbandono della tecnica dell’incenerimento.
La Libellula ha partecipato volentieri al tavolo di lavoro con le altre associazioni, e si fa portavoce presso le amministrazioni comunali della valle per sottoscrivere questa importante proposta “dal basso” che mostra nuovamente come i cittadini siano sempre più attenti alle “buone pratiche” e stiano già facendo la loro parte. Ora tocca agli amministratori regionali: è il momento di decidere se ascoltare la voce delle comunità locali o fare orecchi da mercante.
Siate vigili.