Tempi moderni (?)
Una sentenza di un tribunale italiano afferma il diritto di allontanare una persona dal suo luogo di lavoro per le sue opinioni, espresse peraltro fuori dall’azienda stessa durante una pacifica manifestazione; no, non siamo nella prima metà del ‘800 in una fumosa città del nord Inghilterra o sul set di capolavori del cinema come “Tempi Moderni” o “La classe operaia va in paradiso”; ci troviamo a Fornaci di Barga, anno del Signore 2021, a oltre 70 anni dall’approvazione della Costituzione e mentre in parlamento si discute di disegni di legge contro le discriminazioni di ogni genere.
I timori che avevamo più volte espresso, mai chiariti da lorsignori di KME, hanno purtroppo trovato conferma da quanto riportato ieri da un comunicato del sindacato Cgil: la dipendente di una cooperativa che opera all’interno di KME fu allontanata nel novembre 2018 dopo 20 anni di servizio dallo stabilimento grazie a una “clausola di non gradimento” (quasi come si trattasse di una pietanza insipida al ristorante) motivata proprio dalla partecipazione alla nostra manifestazione del 13 ottobre 2018 contro la realizzazione del pirogassificatore.
Una manifestazione, è bene ribadirlo, non contro l’azienda, o contro i suoi dirigenti o tantomeno i lavoratori, ma contro un singolo progetto che nulla ha a che fare con l’attività di produzione e trasformazione del rame; una manifestazione svoltasi pacificamente e nel pieno rispetto dell’art. 21 della Costituzione che sancisce la libertà di manifestazione del pensiero; quella stessa Costituzione che a parole viene sbandierata come “la più bella del mondo”, ma che quando poi dovrebbe trovare applicazione concreta, spesso viene dimenticata nel cassetto, magari anche da qualche giudice…
Nella vicenda ciò che lascia davvero basiti è la riconosciuta possibilità di allontanare a proprio piacimento un lavoratore che si ritiene “non gradito” a causa della manifestazione pacifica di un’idea. Quel che è certo è che la stessa azienda non avrebbe potuto licenziare un proprio dipendente per le medesime ragioni per cui ha allontanato, invece , la dipendente della cooperativa.
Crediamo non vi sia da aggiungere molto altro, certi che questa storia non possa assolutamente finire qui; da parte nostra ci impegniamo ad aiutare concretamente la lavoratrice, così pesantemente discriminata, e la incoraggiamo ad andare convintamente avanti nella sua battaglia; non certo perché ci sentiamo responsabili di quanto successo, giacché le responsabilità ci sembrano chiare, ma perché non si può far passare un simile principio degno di un mondo retrivo e ottocentesco; confidiamo che riceva un fortissimo appoggio anche dai suoi colleghi (presenti e passati) e dai sindacati (tutti!), dato che questo non può essere considerato un fatto locale e isolato, ma una lotta di civiltà che deve accomunare tutti coloro si ritengono far parte di un paese civile e avanzato.