Catacombe certificate
L’OMS parla di 7 milioni di morti l’anno per inquinamento. Questo significa che fuori della porta abbiamo un killer noto e ampiamente riconosciuto che fa stragi almeno sui nove decimi del Pianeta
L’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di 7 milioni di morti l’anno per inquinamento.
Questo significa che fuori della porta abbiamo un killer noto e ampiamente riconosciuto che fa stragi almeno sui nove decimi del Pianeta.
L’inquinamento uccide per il 24% a mezzo infarto e per il 25% (più o meno la stessa percentuale) a mezzo ictus cerebrale: meccanismi che condividono molte somiglianze. La percentuale cresce al 43% per malattie polmonari ostruttive e al 29% per tumori polmonari. E a mio avviso queste stime di patologie sono sottovalutate. E nemmeno di poco.
Da anni, mediante i concetti delle nanopatologie, spiego i meccanismi d’azione dell’inquinamento ambientale illustrando, cioè, i meccanismi d’azione delle micro-nanopolveri sulla salute umana. Questi meccanismi dimostrano che non solo polmoni, cuore e cervello sono i bersagli delle nanopolveri ma anche i testicoli (infertilità) e altri organi (pancreas con il diabete di tipo I), fino a raggiungere i feti che crescono nel ventre materno. Di questo parlo da anni.
Tempo perso. Queste verità interessano solo i malati, ma quando, però, è troppo tardi, cioè quando questi hanno già contratto una patologia per la quale, poi, pretendono una soluzione, magari senza che questa richieda troppo impegno.
Le polveri PM10 (dimensione 10 micron) e PM2,5 ma soprattutto le nanopolveri (0,1 micron) sono killer inesorabili.
Da parte dei medici, poi, e parlando in generale, non c’è nessun approfondimento sulla dimensione, sulla forma e sulla composizione delle polveri realmente introdotte nell’organismo e presenti nei tessuti patologici né c’è interesse sulla loro origine almeno per allertare le autorità competenti. I medici non fanno accertamenti adatti per capire se i sintomi che il paziente riferisce sono imputabili a polveri o lo siano a batteri, a parassiti o a chissà che altro. È ovvio che le terapie da adottare non possono essere le stesse se l’origine è diversa.
Ma, “accontentandoci” dei 7 milioni e prendendo la stima per affidabile, si tratta di roba grossa ed è comunque impossibile non chiedersi molto praticamente: come fermiamo il killer? Chi uccide deve essere punito, in questo caso eliminato perché non faccia più male. Che cosa si fa? La risposta è chiara ed inequivocabile: niente. Niente di efficace, intendo. Inutile dire che un inquinamento ambientale è in prima battuta di competenza dei politici, di chi gestisce un bene comune come è l’ambiente in cui inevitabilmente siamo immersi e, in particolare, l’aria che respiriamo.
Ogni politico, ogni sindaco dovrebbero adoperarsi almeno per limitare i danni. Invece, niente se si eccettuano le dichiarazioni, gli accordi internazionali, i protocolli e, in fin dei conti, tutte le chiacchiere che ci si affretterà a dimenticare nel più breve tempo possibile. Ed ecco spiegata la nascita ed il proliferare dei comitati che tentano di tirare per la giacchetta i nostri funzionari ambientali, quelli che si occupano (?) della salute. I comitati sentono sulla loro pelle e soprattutto su quella dei loro bambini il disagio innescato dall’inquinamento ambientale. Ma non succede niente. Le mamme della Terra dei Fuochi con figli in fasce malati o morti di tumore sono state ricevute dall’allora Presidente della Repubblica Napolitano. E poi? Ma nulla, naturalmente! Forse qualcuno pensava a qualcosa di diverso?
Eppure la strada da seguire è di una semplicità disarmante: si comincia a “tappare” tutti i camini che emettono gas e polveri, e, per esempio e tra le mille altre contromisure, ad incentivare una mobilità diversa, magari vedendo che cosa succede con le auto elettriche come stanno facendo in Norvegia. Ma, se di fatto le auto elettriche o ibride esistono già e, dunque, sono disponibili, per avere una soluzione al primo problema, quello dei camini micidiali come, tra gli altri, quelli degli inceneritori, occorre invece studiare altri sistemi per cui è indispensabile attivare l’intelligenza che, socraticamente, coincide con l’onestà. Mentre è difficile bloccare un sistema produttivo come ad esempio l’ILVA (produzione di acciaio che dà posti di lavoro), più facile sarebbe chiudere un inceneritore e passare ad una gestione finalmente intelligente dei materiali e dei rifiuti, o chiudere la miriade di centrali a biomassa che costellano l’Italia. Occorre, quindi, quanto meno limitare tutte le attività di combustione che generano polveri approntando tecniche, se non per eliminare, almeno per diminuire il rischio. L’uomo è un essere raziocinante e nei millenni è sopravvissuto perché ha trovato soluzioni idonee ai vari problemi, anche e forse soprattutto quelli da lui stesso provocati, che condizionavano la sua esistenza. Ora questa capacità si è perduta? No, non credo ma questi problemi sono condizionati dal dio Denaro. Si preferisce l’uovo oggi alla gallina di domani, e, se l’uovo c’è solo per pochi, l’importante è che sia per chi “conta”.
Nel caso ILVA basterebbe decentrare lo stabilimento in un luogo lontano dalla città, ricostruendolo con metodologie più nuove, meno impattanti e con dei sistemi di cattura degli inquinanti davvero efficienti. Ma, come al solito, si guarda agli utili immediati e non alla salute della gente, cosicché, come sempre, ci sarà chi mangia e chi, a digiuno, paga il conto.
Se bambini nascono già con il cancro, pazienza: c’è chi investe somme ingenti di denaro per sfoltire la popolazione mondiale e, allora, gli si dà una mano. Suppongo che questa sia la logica dominante. Si tratta di omicidi “bianchi” che non verranno mai sanzionati, che resteranno impuniti se non altro perché nessuno si disturberà a formulare i capi d’accusa.
L’inverno scorso a Torino c’è stata un’emergenza smog importante. Che cosa ha fatto il sindaco responsabile della salute dei cittadini? Forse ha parzialmente bloccato il traffico per qualche giorno, forse ha fatto la danza della pioggia, ma non ha sicuramente fermato l’enorme inceneritore firmato Giugiaro che c’è nel Comune, quell’inceneritore contro cui il suo partito aveva tuonato anni prima dimenticando poi tutto. Perché? Mi viene il dubbio che il sindaco non abbia le competenze ambientali e sanitarie adeguate. Certamente il sindaco non ignora il significato dell’impatto delle polveri sulla salute umana, ma non sa o, pensando andreottianamente male, preferisce non sapere come si potrebbe ovviare a tutto ciò.
È lampante che i nostri politici non sanno niente di ambiente ed in campagna elettorale nessuno di loro se ne è occupato né, in verità, pare che il popolo dell’articolo 1 della Costituzione ne abbia fatto richiesta. Che i loro elettori siano destinati a morire in un ambiente inquinato, che la spesa sanitaria vada alle stelle non sono fatti “politici” nell’accezione che si attribuisce all’aggettivo.
Esiste, però, un altro aspetto che queste persone pagate per fare i nostri interessi non considerano. Anche loro respirano la stessa aria di tutti, bevono la stessa acqua, mangiano lo stesso cibo e anche loro e i loro figli hanno la stessa probabilità di ammalarsi e, Dio non voglia, di contrarre una malattia mortale. Anche loro possono riempirsi il corpo delle polveri che loro hanno generato o che, comunque, hanno permesso che si generassero. È come se questi brandissero una pistola che, al rallentatore, continua a uccidere.
Che facciamo?