Gassificatore, La Libellula non ci sta: “Avevamo chiesto partecipazione e trasparenza”

Martedì, 19 giugno 2018, 00:40

di Andrea Cosimini

A questo punto il quadro appare chiaro. Quello che sembrava un progetto campato in aria, il pirogassificatore (ora trasformatosi in “gassificatore”, ovvero, un inceneritore ad alte temperature), si è rivelato in realtà un progetto concreto, con tanto di chiare tempistiche, che, al netto di tutte le autorizzazioni, dovrebbe entrare a pieno regime nel 2021. 

Chiare anche le posizioni in campo. Quella dei sindacati, perlomeno da un punto di vista strettamente occupazionale, sembra di totale apertura al piano di rilancio presentato dall’ azienda. Mentre quella della politica, salvo rarissime eccezioni (Movimento 5 Stelle e Sì Toscana in testa, gli unici ad aver approvato in consiglio regionale una mozione per il “no” a prescindere al pirogassificatore), sembra del tutto neutra in attesa che l’azienda presenti questo benedetto progetto definitivo. 

In questo quadro, ancora tutto in divenire, il gruppo per l’ambiente “La Libellula”, faro di tutti gli altri gruppi che in passato hanno combattuto gli inceneritori in valle, si trova quindi a dover combattere una battaglia di contrasto a priori al progetto sempre più difficile e solitaria. Anche perché la partecipazione della popolazione agli incontri, all’inizio più convincente, sembra man mano scemare. Un segnale preoccupante come fatto notare dagli stessi esponenti del movimento.

Ieri sera al Circolo dei Forestieri di Bagni di Lucca, in occasione dell’assemblea organizzata dalla Libellula per parlare del nuovo progetto presentato da Kme, qualche faccia nuova si è vista. Ma La Libellula ha voluto fare un caloroso appello ai presenti affinché, tramite il passaparola, si inverta il preoccupante trend di presenze agli incontri. Un trend negativo che sembra interessare anche la politica. Durante la serata, infatti, le uniche personalità politiche presenti sono state il consigliere regionale del M5S Gabriele Bianchi, dimostratosi vicino al movimento in questa battaglia fin dall’inizio, e il consigliere comunale di Bagni di Lucca Antonio Bianchi, delegato all’ambiente, che però non è intervenuto. Stop. Una strana risposta, quella della cittadina termale, vista anche la sua recente storia legata alla lunga battaglia contro la realizzazione di un inceneritore a Fornoli. 

Mario Betti, moderatore dell’incontro, ha aperto la discussione proprio facendo un parallelismo tra le due battaglie, quella di Fornoli ieri e quella di Fornaci oggi, e ricordando come il ruolo delle amministrazioni, oltre a quello dei comitati, possa risultare decisivo per evitare certi scenari.

“All’inizio – ha ricordato Betti – tutti sembravano d’accordo, sembrava quasi una battaglia persa in partenza, invece, dopo una lunga lotta portata avanti con intelligenza, il comitato “Ambiente e Salute”, con l’apporto delle istituzioni locali, è riuscito a fermare il progetto. Oggi si ripresenta il problema a Fornaci di Barga. Si tratta di una battaglia che riguarda la nostra salute, ma anche la nostra economia. Ribadisco, però, come il ruolo degli amministratori sia fondamentale in questo contesto”.

La Libellula, quindi, è entrata nel vivo della discussione, tramite la voce di quattro suoi rappresentanti (Francesco Bertoncini, Francesca Guidi, Paolo Fusco e Salvatore De Luca), ricordando alla platea il progetto presentato, a grandi linee, dall’azienda Kme ai lavoratori e ai sindacati e sottolineando i propri dubbi e le proprie perplessità.

“Kme – ha esordito Francesco Bertoncini, esponente del movimento – ha presentato un progetto per realizzare un impianto di incenerimento di scarto di pulper di cartiera a Fornaci di Barga per abbattere, sostiene l’azienda, il costo dell’energia che sarebbe troppo elevato e non competitivo con i suoi concorrenti all’estero. Un’argomentazione, a nostro avviso, fasulla. Primo: perché il costo dell’energia per le aziende energivore è stato già interessato da una normativa che lo parifica ai costi europei; uno sconto di cui Kme gode e che, peraltro, paghiamo noi in bolletta. Secondo: perché dietro a questa scelta c’è un business; Kme, infatti, riscuoterebbe una cifra enorme dallo smaltimento dei rifiuti”. 

“Ci opponiamo quindi – ha dichiarato – perché non vogliamo essere presi in giro e perché la nostra valle ha caratteristiche che la rendono particolarmente inadatta ad ospitare questo tipo di impianti, pirogassificatori o gassificatori poco importa, che sono inceneritori a tutti gli effetti. Quello dello scarto di pulper è effettivamente un problema per le cartiere, ma lo si risolve, prima di tutto, prevenendolo, poi con i trattamenti a freddo (come ad esempio il progetto, seppur sperimentale, Selene)”. 

Dal pubblico, quindi, subito la prima domanda: quale sarebbe il raggio d’azione di questo gassificatore? “Il professor Connett – è stata la risposta di Bertoncini – parlava di un raggio d’azione di 50 chilometri per le diossine, ma dipende anche dalla grandezza delle particelle. Si tratta comunque di un problema che non riguarda solo Fornaci di Barga, ma l’intera Valle. Chi sta a Fornoli o a Castelnuovo, infatti, sarà comunque interessato dalle emissioni”.

Francesca Guidi, anch’essa esponente in prima linea del movimento, ha invece puntato il dito contro l’apparente mancanza di partecipazione e trasparenza, che la stessa Libellula aveva chiesto a gran voce, alla luce delle ultime notizie trapelate dalla stampa.

“Finora – ha incalzato – è stata tenuta una dubbia condotta. Si era parlato di partecipazione e trasparenza, di un progetto che ancora non esisteva, poi però si sono letti comunicati, mai smentiti, su accordi fatti a nostra insaputa. Non si capisce dove stia l’inghippo. Vorrei però sottolineare un aspetto importante: il tema dell’occupazione non deve prevalere su quello della salute. Quest’ultima, infatti, è l’unico vero bene che abbiamo. Per tanti, però, non è così. Dobbiamo quindi andare oltre ai nostri interessi e pensare al futuro che diamo ai nostri bambini. Bisogna batterci per far valere il principio di precauzione, e non basarci esclusivamente sui limiti di legge”.

Paolo Fusco e Salvatore De Luca sono poi scesi ulteriormente nel dettaglio, parlando della scarsa, finora, partecipazione politica alle iniziative portate avanti dal movimento, e della necessità di monitorare l’aria della valle con centraline low-cost, non in alternativa, ma in supporto delle centraline Arpat. 

Dalla platea, infine, un intervento degno di nota è stato soprattutto quello di Leonardo Mazzei, del Comitato per l’Attuazione della Costituzione, che ha fatto leva sugli articoli 32 e 41 della Costituzione (il primo riguardante “la tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, il secondo riguardante l’attività economica che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”) per ribadire la propria contrarietà al progetto.

“Kme – ha concluso Mazzei – è un’azienda assolutamente inattendibile come ha dimostrato in questi anni: tra agricoltura idroponica, joint venture con la Eredi Gnutti e oggi questa soluzione. Kme giustifica questo progetto sul piano energetico in quanto, a suo avviso, un’azienda energivora, in quanto tale, deve autoprodursi energia elettrica. Ma non è così. L’obiettivo è invece quello di creare un nuovo business legato ai rifiuti di cartiere. L’azienda parla di competitività e produttività. Ma la produttività di un’azienda deriva dagli investimenti. E l’azienda Kme, come tante altre aziende in Italia, sono decenni che non fa investimenti”.

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