AMBIENTE – AVVELENATI DAI RIFIUTI, CRESCONO MALATTIE RESPIRATORIE E TUMORI

Rifiuti, discariche e impianti di trattamento: allarmi e problemi sono all’ordine del giorno. Le informazioni sullo stato di salute delle popolazioni sono poche. La ricaduta, in termini sanitari, sulla popolazione vicina alle attività di smaltimento dell’immondizia sono altrettanto scarse e datate, anche per la necessità di calibrare su un ragionevole numero di anni gli effetti epidemiologici dell’esposizione agli impianti in parola. La mancata entrata in funzione – benché chiesta e richiesta ormai da più parti – del cosiddetto ‘Registro dei tumori’ contribuisce ulteriormente a rendere più frammentarie e disgregate le (poche) ricerche finora messe in campo per valutare l’impatto sulla salute delle persone delle emissioni, dei fumi e delle scorie prodotte dai processi azionati al fine di gestire il ciclo dei rifiuti solidi urbani.

La Regione Lazio ha dato il via a un apposito programma denominato Eras (Epidemiologia rifiuti ambiente salute) per monitorare, appunto, lo stato di salute delle popolazioni vicine agli impianti di trattamento rifiuti del territorio.  E proprio da questi report emerge che c’è un aumento delle malattie dell’apparato respiratorio del 26% per i residenti nelle zone interessate dalle discariche; aumento del 59% dell’incidenza – nelle stesse aree – dei casi di tumore alla vescica, così come risultano aumentati, tra le donne i casi di asma (+62%) e le malattie del sistema urinario (+27%). Non va meglio per le popolazioni residenti nelle aree interessate dai termovalorizzatori: le malattie dell’apparato respiratorio salgono del 26%; le malattie polmonari cronico ostruttive dell’86%. Aumenta anche l’ospedalizzazione dei bambini (0-14 anni) sempre per patologie dell’apparato respiratorio. 

I dati, analizzati e pubblicati – disponibili al momento – risalgono all’aprile 2013 e concernono i riscontri effettuati sulla scorta di informazioni relative all’ ospedalizzazione dei residenti nelle aree investigate. E’ sempre a questi dati che fanno riferimento, anche in anni successivi, ulteriori pubblicazioni e studi elaborati a esempio dal Dep (il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale). I dati utilizzati su impianti e produzione di rifiuti risalgono al 2008. Con il piano del 2011 si è prospettata una stima di crescita dei valori e con il nuovo piano regionale dei rifiuti in via di approvazione si avranno dati più certi. Ricordiano che, in provincia di Frosinone (teniamo conto anche del Comune di Colleferro, anche se ricadente nella provincia romana, per la collocazione di impianti e strutture a ridosso del territorio ciociaro) sono attualmente attivi: due discariche per rifiuti urbani non pericolosi a Roccasecca e Colleferro; un impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) a Colfelice; due impianti termovalorizzatori a Colleferro e San Vittore nel Lazio. C’è poi l’impianto Cdr di Paliano che non viene preso in considerazione dal report Eras 2013. Di seguito riprendiamo la sintesi dello studio epidemiologico (2013) svolto all’interno del programma Eras Lazio nelle aree interessate da discariche (i dati sono aggregati e non distinti sito per sito), da termovalorizzatori (l’analisi riguarda Colleferro e San Vittore) e da impianti di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti (che riguarda, però, solo Roma).

Discariche
Lo studio epidemiologico di coloro che risiedono entro i 5 km dagli impianti di discarica del Lazio ha coinvolto 242.409 soggetti, dei quali 26.662 (11%) residenti entro 2 km dai siti.
I confronti di mortalità interni alla coorte per valutare l’effetto della distanza e della concentrazione di idrogeno solforato (H2S), considerato tracciante dell’impatto degli impianti, non hanno mostrato variazioni di eccessivo rilievo. Alcuni effetti sanitari, tuttavia, sono stati riscontrati analizzando le ospedalizzazioni. Tra gli uomini residenti in zone a più alte concentrazioni di H2S risultano livelli di ospedalizzazione più elevati per malattie del sistema respiratorio (+26%) e tumore della vescica (+59%) rispetto a coloro che risiedono in aree a basso impatto potenziale. Tra le donne più esposte si sono osservati livelli ospedalizzazione più elevati per asma (+62%) e malattie del sistema urinario (+27%).

Termovalorizzatori
Lo studio epidemiologico effettuato sui residenti nei pressi dei termovalorizzatori di Colleferro e San Vittore ha preso in considerazione solo il ricorso alle cure ospedaliere della popolazione (e non la mortalità). Entrambi gli impianti infatti sono relativamente recenti, essendo in attività dalla fine del 2002. Lo studio ha considerato i tassi di ospedalizzazione per causa dei residenti, nel periodo 1996-2010, potenzialmente dovuti al contributo aggiuntivo all’inquinamento ambientale delle emissioni dei termovalorizzatori (PM10 impronta impianti), confrontando la frequenza relativa di ospedalizzazioni nei periodi pre e post termovalorizzatori.
Sono stati arruolati 47.192 residenti tra il 1996 e il 2008. L’analisi della morbosità associata all’inquinamento prodotto dai termovalorizzatori dopo la loro entrata in funzione ha evidenziato, per i residenti di sesso maschile nelle zone ad alta esposizione, un eccesso di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio (+26%) e malattie polmonari cronico ostruttive (+86%). Tra i bambini (0-14 anni) si osserva un aumento dei ricoveri per cause naturali e malattie dell’apparato respiratorio a seguito della attivazione degli impianti nella zona ad alta concentrazione di PM10.
Lo studio sugli esiti della gravidanza delle donne residenti nei pressi dei termovalorizzatori ha considerato come esiti principali la gemellarità, il rapporto tra sessi, la frequenza di nati pretermine (con età gestazionale minore di 37 settimane, esclusi i gemelli), il basso peso alla nascita (nati a termine con peso minore di2500 gr esclusi i gemelli e i nati pretermine) e i piccoli per età gestazionale (neonati di peso in grammi inferiore o uguale al 10° percentile previsto per la settimana di gravidanza e per il sesso del neonato). Per nessuno degli esiti sanitari sono state evidenziate differenze tra i bambini nati da mamme residenti nelle aree a più elevata concentrazione di inquinanti emessi dai termovalorizzatori rispetto ai bambini nati da madri residenti nelle zone di riferimento.

TMB
Dagli archivi anagrafici comunali sono stati arruolati in uno studio di coorte retrospettivo tutti i cittadini residenti (al 1996 o entrati successivamente) entro 5 Km dai TMB di Rocca Cencia e Roma Salaria (Comune di Roma). L’accertamento dello stato in vita fino al 31 dicembre 2008 è stato effettuato attraverso una procedura di record-linkage con le anagrafi comunali e con il Registro nominativo delle cause di morte della Regione Lazio. Il ricorso ai ricoveri ospedalieri è stato valutato mediante una procedura di record-linkage con il Sistema Informativo Ospedaliero. L’indirizzo di ciascun membro della coorte è stato geocodificato in modo da assegnare ad ogni residenza la concentrazione di un tracciante generico proveniente da un impianto di TMB, stimata attraverso un modello di dispersione. è stata valutata l’associazione tra l’indicatore di esposizione e l’accesso alle cure ospedaliere per tutte le cause di malattie dell’apparato cardiovascolare e respiratorie tenendo conto di numerose variabili: sito, età, variabili socio-economiche individuali e di area, PM10 come indicatore di inquinamento atmosferico di fondo, residenza in prossimità di strade principali, autostrade e industrie. La coorte è composta da 265.052 persone, delle quali 8.933 residenti in zone in cui si osserva la massima ricaduta dell’inquinante “tracciante” emesso dagli impianti (gruppo dei più esposti). I tassi di ospedalizzazione generale della popolazione esposta a più alti livelli dell’inquinante generico non differiscono da quelli della popolazione non esposta.

LA SCHEDA – Le strutture di trattamento operanti nel territorio della Regione Lazio

Il sistema impiantistico regionale per la gestione dei rifiuti viene definito dalla Regione Lazio attraverso il Piano di gestione dei rifiuti. La definizione delle caratteristiche e della potenzialità degli impianti si fonda sulla suddivisione del territorio del Lazio in ATO, secondo quanto prescritto dal D. Lgs. 152/06, nonché dal Piano di gestione dei rifiuti del Lazio, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 14 del 18/01/2012. Le strategie scelte dalla Regione Lazio sono volte al recupero di materia, oltre che mediante il potenziamento della raccolta differenziata alla fonte, attraverso la realizzazione di impianti di separazione meccanico-biologica dei rifiuti residuali dalla raccolta differenziata, ed in secondo luogo al recupero di energia mediante la termovalorizzazione (tramite incenerimento o gassificazione) di frazioni selezionate dei rifiuti. Il Piano, conformemente al D.Lgs 152/06, prevede il ricorso allo smaltimento in discarica soltanto come fase residuale della gestione dei rifiuti. I principali impianti di gestione dei rifiuti urbani presenti sul territorio della Regione Lazio sono in tutto nº 21: nº 10 discariche, nº 8 impianti per il trattamento meccanico-biologico (TMB) e nº 3 impianti di incenerimento/gassificazione.

Di seguito si riporta l’elenco dei suddetti impianti:

Discariche per RU non pericolosi
Albano Laziale (RM), Bracciano (RM), Civitavecchia (RM), Colleferro (RM), Guidonia Montecelio (RM) – Chiusa, Borgo Montello (LT) (EcoAmbiente S.r.L.), Borgo Montello (LT) (Ind.Eco S.r.L.), Roccasecca (FR), Viterbo (VT), Malagrotta (RM) – Chiusa.

Trattamento meccanico biologico
Albano Laziale (RM), Colfelice (FR), Aprilia (LT), Roma Malagrotta 1, Roma Malagrotta 2, Roma Rocca Cencia (RM), Roma Salaria (RM), Viterbo (VT),

Termovalorizzatori/gassificatori
Colleferro (RM), Roma Malagrotta (RM), San Vittore del Lazio (FR).
(Dal sito Web di Arpa Lazio)

Cesidio Vano
cvano@laprovinciaquotidiano.com

Potrebbero interessarti anche...