Kme, ecco il pirogassificatore che risolve due problemi
Per i produttori di cartone per imballaggio del distretto lucchese, che utilizzano come materia prima la carta riciclata e non sanno dove smaltire i fanghi (pulper) derivanti dalla lavorazione, sarebbe l’àncora di salvataggio. Per lo stabilimento Kme di Fornaci di Barga (Lucca), invece, sarebbe la soluzione energetica che, abbinata ad altri interventi, permetterebbe di ridurre i costi e di assicurare il rilancio dell’attività storica di semilavorati di rame e leghe, e dunque il futuro produttivo.
L’impianto capace di risolvere, in un colpo solo, due problemi industriali sarà al centro dell’incontro tra Kme e sindacati che si terrà oggi, venerdì 1 dicembre, a Lucca: si tratta di un impianto di generazione di energia elettrica alimentato appunto dal pulper, con una potenza di 10-12 megawatt, da costruire nell’area industriale di Fornaci di Barga. La tecnologia individuata è quella della pirogassificazione, sull’esempio di impianti esistenti in Danimarca e in Norvegia che già trattano materiali come questo.
Condizione irrinunciabile, secondo Kme, è che l’impianto abbatta le emissioni inquinanti della fabbrica: «Il principio inderogabile da rispettare – sostiene l’azienda – sarà il miglioramento ulteriore del livello di emissioni globali della fabbrica, anche se già oggi siamo al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge. E l’obiettivo sarà raggiunto sotto la supervisione e certificazione di enti terzi accreditati e riconosciuti».
La produzione di energia elettrica consentirebbe allo stabilimento lucchese di ridurre i costi energetici e la dipendenza dall’esterno e di portare la produzione dalle attuali 55mila tonnellate a 80-90mila, riassorbendo gli attuali esuberi (270 in realtà già ridotti a 85). Il solo pirogassificatore impiegherebbe circa 35 persone.
La centrale elettrica fa parte di un più ampio progetto di rilancio dello stabilimento Kme che si fonda sull’utilizzo di forni elettrici (al posto della riattivazione dell’impianto a gas) e prevede nel complesso un investimento di 50-60 milioni. Il progetto, che ha già alimentato perplessità e richieste di chiarimenti da parte di sindacati e politici, comprende anche la nascita di un’Academy dell’economia circolare, terreno su cui l’azienda ha una lunga esperienza (attualmente circa il 90% della produzione proviene da rottami e non da materia prima di miniera).