Piro, all’ex Alcan l’impianto non c’è più
Borgofranco d’Ivrea, la Comimet ha smantellato anche l’ultimo pezzo. Entro fine mese l’esito dei test sulle unghie
03 febbraio 2015
BORGOFRANCO. Prima di mezzogiorno il camion della Comimet ha portato via l’ultimo pezzo. Da venerdì all’area dell’ex Alcan non c’è più un solo bullone del pirogassificatore. L’azienda che avrebbe voluto accendere l’impianto sperimentale, a cui la Provincia aveva dato l’autorizzazione che sarebbe scaduta a marzo, ha fatto quanto preannunciato.
Visto il passaggio di mano dal sindaco Fausto Francisca (favorevole) a Livio Tola (contrario), il no di tredici sindaci, Legambiente e centinaia di cittadini confluiti dei comitati No piro e Dora Baltea che respira, Comimet ha davvero rinunciato all’investimento: «Non sto in un territorio che non ci vuole» aveva dichiarato tempo fa il titolare Luigi Rege Coletti. Dunque, venerdì si è celebrato il funerale del pirogassificatore. Pezzo dopo pezzo l’impianto è stato smantellato. Fine della storia. Una vittoria, venti mesi dopo l’assemblea pubblica in cui l’ex sindaco Francisca con Rege Coletti presentavano il progetto a una platea a dir poco perplessa, dice Paola Ruffatto, referente dei No piro.
«Ha vinto l’ambiente – spiega –. Era venerdì anche la sera della famosa assemblea pubblica da cui partì tutto. Non è stato facile, ma alla fine siamo riusciti a scongiurare un impianto dannoso per la salute. Che tra l’altro, avrebbe affossato tutte le attività che lavorano sul turismo». Ruffatto punta sul concetto di unità, in riferimento ai due comitati di cittadini. «È stato bello vedere che dopo una prima fase in cui lavoravamo divisi, c’è stato un avvicinamento reciproco in nome dell’ambiente. Anzi, ringrazio il comitato Dora Baltea che respira per averci dato un contributo finalizzato al completamento delle analisi delle unghie».
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Su questo fronte sono attese novità entro febbraio. Per fine mese infatti dovrebbero essere pronti i risultati delle analisi delle unghie raccolte a ottobre nelle scuole di Montalto, Borgofranco, Settimo Vittone, Quincinetto e Tavagnasco, analisi che riveleranno eventuali tracce di metalli pesanti e comunque rappresenteranno il parametro di confronto se mai dovessero arrivare in futuro inceneritori o affini. L’adesione dei bimbi era andata oltre le aspettative (aveva aderito uno su due), facendo lievitare i costi fino a 5mila euro. Da qui la raccolta fonfi lanciata dai No piro. A marzo, invece, il comitato conta di ammainare le bandiere No piro rimaste appese a tante finestre per quasi due anni. (si.bo.)